Lo stakanovista Howard Shelley, specialista del repertorio ramntico, macina senza sosta note su note in sala di registrazione, con precisione, eleganza et gusto. E non sembra mai sbagliare un colpo. Si presenta bene change questa integrale mendelssohniana, qui giunta al terzo volume, un Mendelssohn solido tecnicamente e fraseggiato con abbandono: la giovanile Sonata op. 105 emerge in tutto il suo pathos, nei Caprrici op. 33 il lirismo si accompagna alla tensione drammatica, soprattutto nel terzo della serie.
Pianista dall'aplomb tutto britannico, capace di sgranare in modo impeccabile ogni passaggio come di far cantare a piena voce il suo strumento, Howard Shelley non è però un interprete incline a cogliere gli aspetti più sfuggenti e onirici di una aspetti piu sfuggenti e onirici di una partitura, come rivela uno Scherzo a caprricio in cui poco si avverte, a nostro avviso, dfella leggerezza danzante e notturna da "Elfenmusik" che di Mendelssohn è un aspetto fondamentale. Il tocco resta piuttosto robusto ed allo staccato vero e proprio si predilige una sorta di legato-staccato un po'in tutti I brani.
Le Romanze senza parole op. 53 sono interpretate con sensibilità e misura, come avvenvia del resto nel primo volume di questa integrale (cfr. Numero 247 di Musica), anche se la finzza del tocco e la levigatezza del fraseggio di un interprete mendelssohniano puro come Roberto Prosseda sono altra cosa.